środa, 7 października 2015

Pasqua 2013: 3 in 1

E siamo sopravvissuti anche a questa Pasqua da poco trascorsa. Come anticipato, ho fatto la pastiera e il babà rustico. Sono rimasta molto soddisfatta da entrambi, che sono venuti belli d'aspetto e buoni di sapore.La ricetta della pastiera è praticamente sempre la stessa ottima ricetta di Teresa Insero, ho solo messo più grano nella crema di grano, perché qualcuno mi aveva fatto notare che non sarebbe stato male se si fosse sentito di più (e io ero d'accordo), e dunque ce ne ho messo 290 g invece di 200, aumentando poco poco anche il latte. Il risultato:

Sul babà rustico invece vorrei spenderci qualche parola. La ricetta è sempre quella di Iris, però avevo detto che avrei provato a farla col lievito naturale liquido (LNL) che da un po' ho iniziato ad usare per panificare e pizzificare, e di cui vi parlerò più estesamente tra qualche post. Sono rimasta entusiasta del risultato! Splendida lievitazione, brioche bella spugnosa e umida

Rispetto alla ricetta originale:ovviamente ho iniziato a rinfrescare il LNL 5 giorni prima di usarlo

il venerdì mattina ho preparato una biga con 100 g di manitoba Molino Spadoni, 50 g di latte e tra 10 e 15 g di LNL, lasciando che si gonfiasse bene, praticamente fino a sera

la sera ho preparato l'impasto nella macchina del pane, introducendo il resto del latte, il miele al posto del malto, le uova, la biga a pezzi, 150 g di manitoba Molino Spadoni, 125 g di farina bianca tipo 0, 125 g di solina tipo 2, 120 g di strutto (al posto dell'olio evo), il sale e il pepe

a fine impasto, ho messo in un contenitore con coperchio, avvolto in un canovaccio e posto a lievitare nel microonde, dove l'ho lasciato per 14-15 ore

il giorno dopo ho allargato l'impasto con le mani sul piano leggermente infarinato e c'ho sparso l'imbottitura (ho dimenticato il parmigiano :-( , però ci ho messo un uovo sodo a pezzetti :-D ), rimpastato per far distribuire bene il tutto e posto in uno stampo a ciambella, coperto con pellicola e canovaccio e di nuovo a lievitare nel microonde fino a sera

cottura come sempre.

Un po' lungo, ma il risultato ripaga ampiamente il lavoro e l'attesa.Infine... era rimasta un po' di crema di ricotta della pastiera. Come impiegarla? Mangiandola a cucchiaiate, direte voi. Sì, però... insomma... ci sono dentro anche le uova crude, e seppure io usi le uova biologiche, cerco di evitare di mangiarle crude, non si può mai sapere. E allora ho improvvisato un dessert semplice semplice: ho messo la crema dentro due stampini da soufflé di porcellana e li ho cotti a bagnomaria nel forno a 180° ventilato per 50-60 minuti.

Una volta che si sono raffreddati, li ho passati in frigo fino al momento di servirli. In pratica ho fatto una sorta di budini di ricotta, veramente deliziosi se si ama la farcia della pastiera.Vabbé, direi che anche per questa Pasqua, abbiamo dato!

PARMIGIANA DI MELANZANE "LIGHT"

"...e le farai friggere; e poi le disporrai in una teglia a strato a strato con il formaggio, basilico e brodo di stufato o con salsa di pomodoro; e coperte le farai stufare."

In queste poche righe tratte dal libro "Cucina casereccia in dialetto napoletano" di Ippolito Cavalcanti (1839) è contenuta la prima ricetta a noi nota della Parmigiana di Melanzane.

Uno dei piatti più conosciuti della cucina italiana e, allo stesso tempo, dalle origini più controverse. 

Patrimonio di tutto il Sud Italia, inserito dalla Regione Sicilia tra i suoi prodotti agroalimentari tradizionali, con un nome che farebbe pensare a origini emiliane...

Stando a quanto sostenuto nel dizionario Devoto-Oli, il nome di questo piatto sarebbe legato alla "maniera di cucinare dei Parmigiani, ovvero cucinare vegetali a strati".

Secondo altri, invece, il termine "parmigiana" deriverebbe dal siciliano parmiciana, parola che indica le liste di legno che compongono le persiane. 

Siciliana, campana, emiliana... Quale che sia la sua origine, questa ricetta è entrata di diritto in tutte le cucine del nostro Paese (e non solo). 

Golosissima, nella versione originale con melanzane fritte, può essere tranquillamente considerata un buon piatto unico. 

Nella mia rivisitazione "light", può tranquillamente diventare anche uno sfizioso antipasto...

   INGREDIENTI (per 4 persone)

1 melanzana grande

3 pomodori (oppure una scatola di pelati)

1 mozzarella 

uno spicchio d'aglio (facoltativo)

basilico 

olio extravergine d'oliva

sale

parmigiano grattugiato

PREPARAZIONE

Iniziamo preparando il sugo... 

Fate scaldare in una padella un filo d'olio con lo spicchio d'aglio, aggiungete i pomodori spellati, tagliati a cubetti e privati dei semini (oppure i pelati) e un pizzico di sale. 

Fate restringere il sugo e aggiungete il basilico fresco. 

Lavate le melanzane, tagliatele a rondelle sottili e grigliatele sulla piastra (io le copro con il coperchio, affinché il vapore che si viene a creare le lasci più morbide).

Procediamo all'assemblaggio del piatto...

Su una teglia rivestita di carta forno alternate una fetta di melanzana, un cucchiaio di sugo, qualche cubetto di mozzarella, un'altra fetta di melanzane, un altro cucchiaio di sugo e finite con cubetti di mozzarella e una spolverata abbondante di parmigiano. 

Procedete così realizzando le altre monoporzioni di Parmigiana sino all'esaurimento degli ingredienti.

Infornate a 180 °C per 15 minuti circa.

Buon appetito! 

PASTEL VEGETARIANO

INGREDIENTES

1 paquete de láminas de pan de semillas

1 zanahoria

Queso crema San Millán

Queso Parmesano rallado

Mahonesa

2 huevos duros

10 aceitunas negras deshuesadas

Manzana

Nueces

Queso Roquefort

Aceite

Sal

PREPARACIÓN

Rallar la zanahoria y escurrir para que no empape el pan. Reservar.

Poner en la fuente de servir una lámina de pan.

Mezclar la zanahoria con dos cucharadas de queso crema y dos cucharadas de queso rallado. Ha de quedar compacto. Extender sobre la lámina.

Colocar otra lámina de pan encima.

Extender mahonesa y encima, los huevos rallados con un poco de sal y aceite.

Otra lámina de pan.

Triturar las aceitunas y mezclar con una cucharadas de queso crema, media manzana picada y extender sobre la lámina de pan.

Cubrir con otra lámina.

Mezclar queso Roquefort con nueces picadas y extender.

Cubrir de nuevo con pan.

En un bol, mezclar unas cucharadas de queso crema con mahonesa y un poco de pimienta recién molida.

Extender por encima y alrededor del pastel.

Decorar al gusto, y mejor de un día para otro.

Nota: Los rellenos son al gusto.

Fuente: Mabel con algunas variaciones.

Bon appétit!!

Parodi & Parodi

 OCOCO 100% acqua di cocco.

OCOCO è una bibita naturale dal gusto fresco e delicato, 

ideale per dissetarsi.

 L'acqua di cocco è una bevanda isotonica naturale, 

che aiuta a ristabilire

l'equilibrio idrico 

ed energetico del nostro organismo. 

Ha pochissime

calorie, essendo priva di zuccheri aggiunti,

 grassi e colesterolo.

 L'acqua di cocco si ricava 

dalla noce verde della palma da cocco. 

Il Cocco fresco da bere è il liquido 

presente all'interno delle

noci di cocco.

Si trova all'interno delle noci più giovani di colore

verde.

 Ma mano che il frutto matura, 

questo liquido viene assorbito

dalla polpa. 

E' privo di grassi e ha un basso contenuto energetico. 

Questo frutto contiene mediamente 250-300 ml di acqua, 

ma si possono

trovare anche noci che contengono fino a mezzo litro di liquido

trasparente dolce, ossia, l'acqua di cocco, utile per rivitalizzare

l'organismo e favorire il dimagrimento. 

Le noci da cui si estrae il Cocco fresco da bere devono essere giovani e

verdi, e generalmente ancora attaccate alla pianta.

Per info:

 

Sito internet:

http://www.ococo.eu/

Su Facebook  

https://www.facebook.com/pages/Acqua-di-Cocco-100-naturale-e-OCOCO/195328107146492

SU Twiter

https://twitter.com/AcquadiCocco 

 

  

Grazie OCOCO per avermi dato la possibilità di farvi conoscere questi stupendi prodotti!

Parliamone insieme , se volete! "Comunicazione globale in una rete di parole !"

Ho pensato di condividere questo articolo dell'Osservatore Romano , così tanto per parlarne insieme anche qui perchè è un argomento che nella Chiesa e anche nella vita di noi religiose claustrali fa  discuttere e non sempre in modo positivo. CITTA' DEL VATICANO - «La Chiesa ha qualcosa da imparare dai blogger», da quanti cioè comunicano attraverso la rete, a cominciare «dal loro modo di esprimersi libero e con un linguaggio attuale». Lo ha detto l'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, nell'intervista rilasciata al nostro giornale a margine del primo Blog Meet, un incontro dedicato ai blogger, cattolici e non, che, ideato dal Pontificio Consiglio della Cultura e organizzato insieme al dicastero delle Comunicazioni Sociali, si è svolto il 2 maggio scorso in Vaticano.

«Noi invece -- ha aggiunto il presule -- ancora risentiamo delle difficoltà di un certo tipo di linguaggio ecclesiale che spesso le nuove generazioni fanno fatica a capire. I blog sono spazi di autenticità e allo stesso tempo di provocazione e ci aiutano a crescere, a guardarci attorno e a capire che per essere ascoltati dobbiamo usare linguaggi comprensibili». In questa intervista il bilancio dell'iniziativa appena conclusa, tracciato dall'arcivescovo Celli.Qual è stato l'impatto dell'incontro con il mondo della blogosfera?

Molto positivo. È stato un incontro diverso dagli altri in cui si respirava un clima di attesa, ma anche di grande vivacità. In un certo senso ho visto il futuro già presente, mi è sembrato di vivere direttamente la dinamica dell'odierno mondo delle comunicazioni. È stato importante che due organismi della Santa Sede -- il dicastero della cultura che l'ha ideato e noi che ci siamo associati -- abbiano dato un segnale del loro interesse positivo per la blogosfera. Abbiamo dimostrato di riconoscere l'importanza di questa realtà comunicativa e di considerarne la valenza in campo sociale e culturale, nonché di guardare con molto interesse alle aperture della blogosfera nei confronti dei temi religiosi.Lei crede che la Santa Sede, e più in generale la Chiesa, abbiano qualcosa da imparare dal modo in cui comunicano i blogger?

Se c'è una particolarità di questo ambito di comunicazione digitale è che nasce dal basso, non è un'iniziativa ufficiale, istituzionale. È un ambito in cui ciascuno può far valere le proprie idee, la propria testimonianza personale. E questo è uno dei pregi peculiari dalle nuove tecnologie comunicative. Questa interattività, questa dimensione di estrema apertura e comunicazione, è un fatto a cui noi guardiamo con interesse. Se infatti è vero che ogni discepolo di Cristo è chiamato a dare testimonianza nel proprio ambiente, a essere fermento, la dinamica dei blog favorisce questa missione di evangelizzazione. È un ambiente in cui il cristiano può essere presente con la sua sensibilità, con i suoi valori, le sue valutazioni, esprimendo a cuore aperto ciò che sperimenta. Tempo fa mi è capitato di suggerire a un arcivescovo emerito di aprire un blog. Un presule ultra settantacinquenne, ormai in pensione, ma tuttavia molto vigile, sensibile e attento. Sulle prime restò un po' perplesso della mia proposta, ma dopo un anno venne a ringraziarmi. Si era infatti accorto che, grazie al blog, la sua dimensione pastorale non si era esaurita, ma che anzi le nuove tecnologie, e lo stile personale dei blog, gli avevano aperto nuove possibilità di relazioni umane, ricche, dinamiche, vivaci. Insomma si era accorto che, pur essendo emerito, poteva continuare un dialogo con tante persone. I cristiani dovrebbero sentire spontaneamente il desiderio di annunciare e condividere la propria fede. L'annuncio della Parola da cuore a cuore, da bocca a bocca, è connaturato alla nostra fede. Ma oggi trova in queste nuove forme, i blog, un nuovo ambito di espressione, davvero sconfinato.La frequentazione con i blogger potrebbe anche aiutare i dicasteri vaticani a rendere più efficace la propria comunicazione?

Ne sono pienamente convinto. Sui blog si comunica in modo libero, con un linguaggio attuale. Noi invece ancora risentiamo delle difficoltà di un certo tipo di linguaggio ecclesiale che spesso le nuove generazioni fanno fatica a capire. I blog sono spazi di autenticità e allo stesso tempo di provocazione e ci aiutano a crescere, a guardarci attorno e a capire che per essere ascoltati dobbiamo usare linguaggi comprensibili.

Il Papa nel suo discorso rivolto alla plenaria del nostro Pontificio Consiglio, nel febbraio scorso, ha ricordato che l'uomo non solamente usa il linguaggio ma lo «abita». E dunque per «abitare» i nuovi linguaggi noi dobbiamo fare uno sforzo particolare, anche di umiltà, esprimendo «simpatia» per l'uomo di oggi.Come dicasteri vaticani con quale atteggiamento avete incontrato i blogger?

Quando il Blog Meet era stato annunciato c'erano stati commenti sostanzialmente positivi, anche se non erano mancate voci critiche, qualcuna più articolata, altre più emotive. In apertura dell'incontro ho allora voluto chiarire subito che noi eravamo lì per metterci in ascolto e non solo dei blogger cattolici, visto che l'incontro era aperto a tutti. Volevamo capire, sentire, quali erano i bisogni, le speranze, le aspirazioni, i timori, le problematiche di questa comunità. Per esempio è noto che i nuovi social-network stiano ormai assorbendo maggior interesse rispetto ai blog. Lo abbiamo visto durante il nostro meeting accompagnato in presa diretta in rete da un secondo convegno «virtuale» su Twitter. Ma anche queste nuove realtà, più rapide, sono ambienti essenziali per intuire sensazioni, stati d'animo, e noi non vogliamo ignorarli.Dopo questo esordio ci saranno altri incontri?

Penso di sì, ma non come quello appena concluso. Dovremmo trovare un'altra formula e credo che i blogger stessi potrebbero aiutarci a individuarla, dicendoci a cosa sarebbero interessati, spiegandoci che senso potrebbe avere per loro incontrare di nuovo due organismi della Santa Sede o come questi momenti di incontro potrebbero ripercuotersi positivamente su altre realtà locali. Si potrebbero organizzare incontri locali o per gruppi linguistici. Abbiamo il desiderio di incontrarci di nuovo per ascoltarci ancora. Ritengo che la Chiesa oggi debba «camminare con l'uomo» e instaurare con lui un dialogo rispettoso. Abbiamo bisogno di conoscerci, ascoltarci. Noi come Santa Sede vogliamo essere autentici, ma anche rispettosi e capaci di metterci pazientemente all'ascolto.

Fabio Colagrande

©L'Osservatore Romano 6 maggio 2011

Parole, parole, parole...

Dopo quasi due mesi mi rifaccio viva con le uniche parole che non ho scritto.

Prendo spunto da questa scultura che si trova sul molo del porto di Antibes, in Costa Azzurra.

E' formata da tante lettere che si uniscono, e ognuno può trovare l'incastro che vuole, e il significato che meglio crede.

A me sono mancate le parole...

Parole che avrei voluto scrivere e non ho fatto, per pigrizia, svogliatezza o mancanza di tempo vera o presunta.

Parole che avrei dovuto dire e non ho detto per buon senso o pudore.

Parole che invece ho detto e che hanno strappato sorrisi e risate in chi mi sta intorno, e credo che far sorridere coloro che amiamo sia una cosa meravigliosa.

Se non puoi essere la penna che scrive la felicità di qualcuno, sii almeno la gomma che ne cancella la tristezza.

Parole che ho dovuto scrivere per inseguire una sterile burocrazia che ogni giorno ci soffoca sempre di più e raggiunge picchi di idiozia immensi.

Parole che avrei dovuto voluto scrivere su questo blog ma che non sono giunte per mancanza di ispirazione, portandomi a considerare seriamente di chiuderlo per non vederlo languire nell'apatia e nell'oblio.

Alla fine le parole ci rendono quello che siamo, e la parola può creare infiniti universi, può ferire o guarire, ma credo che "creare" sia il termine più sublime, dare forma a una frase o un pensiero ci permette di farlo sembrare reale, per chi ci ascolta o per chi legge significa renderlo partecipe della nostra vita e della nostra realtà.

Parole che continuerò a scrivere, assecondandone la volontà e i ritmi, senza forzature o sensi di colpa, per lasciare comunque una traccia del mio passaggio e per continuare a scrivere appunti disordinati della rotta della vita.

Panini di patata

Buona domenica!

Direttamente dalla mia cucina disastrata (aspettiamo l'imbianchino per domani e quindi abbiamo inscatolato tutto!) vi posto la ricetta di questi panini morbidissimi che abbiamo trovato irresistibili.

Visto il tempo li abbiamo gustati con una cenetta a base di lenticchie e cotechino...fuori stagione ma adatte al brutto temporale che c'è stato ieri!

La ricetta da cui ho preso spunto si trova sulla raccolta di Sale&Pepe "Pane fatto in casa" e dice che questo pane era popolare tra i pionieri irlandesi, polacchi, spagnoli e russi in America, Australia e Nuova Zelanda e che per ottenere un ottimo risultato è importante utilizzare patate vecchie e farinose nella porzione di quattro parti di farina per ogni parte di patate schiacciate.

Per un pane dolce da colazione, in stile spagnolo, basta aggiungere alla farina 60 gr di zucchero...da provare!

Ingredienti (per 9 panini):

400 gr di farina bianca Molino Chiavazza

25 gr di burro a dadini

mezzo cucchiaio di sale

100 gr di patate bollite schiacciate e lasciate raffreddare

185 ml di latte tiepido

7,5 gr di lievito fresco

Metto la farina nella planetaria, aggiungo il burro a dadini e inizio ad impastare a velocità media, aggiungo il sale e le patate fredde fatte cuocere a dadini in acqua bollente e schiacciate ancora calde con una forchetta.

Sciolgo nel latte tiepido il lievito e lo unisco all'impasto, lasciandolo impastare per almeno 6/7 minuti,

Lascio lievitare in un luogo tiepido coperto da un canovaccio per circa un'ora e mezza finchè la pasta non ha raddoppiato di volume.

Sgonfio l'impasto e lo divido in nove parti uguali che lascio lievitare per altri 30 minuti.

Preriscaldo il forno a 220°, inforno per 15/20 minuti.

Lascio raffreddare e assaggio!

I panini si conservano per 4 giorni, sono ottimi se tostati e si possono congelare per 1 mese!